Alla mia amatissima Bubu, del giardino il più bel fiore, perché si ricordi sempre dei suoi nonni.

giovedì 21 gennaio 2016

El diggei



EL DIGGEI

El Guirrino e ’l poro Gino1 andonno dal dottore, che tutti dua aivon’ la tossa2 e se vuliveno fè ssegnè qualcosa3 che l’arzura li portèva via, gni parìa d’aecce el foco4 ne’ la gola. C’era dimolti crischièni5 che s’era d’inverno e l’infuenza dilaghèva.6 Mentre aspettaveno agumincionno a parlè7 ddel più e del meno, com’era unguanno el grèno,8 quante vino aivon fatto, si gn’era vinuto qualche arlevo,9 come staveno i sua,10 unzomba11 i discorzi che se fèn sempre quande ce s’artrova.12 A un certo momento disse el poro Gino -ma  lo sé, mentre vinivo quie, chi ho trovo?13 Ho trovo el Mariulino, lo conoschi anco tue,14 te n’accordi che faciva el contadino dal zo Ccarlo15 e che doppo lo mandò via ché diciva u ggni stèva più bene?16 Por’omo è ardotto proprio mèle,17 m’ha ditto che ’l zu’ citto gn’è vito via de chèsa,18 che ’n vuliva fè ppiù19 el contadino, che l’èn visto a Firenze e che fa el diggei.-19 El diggei? Madunninina! disse ’l Guirrino, o com’è ita?20 che vergogna! va capire com’è disperèta la su mèma,21 ché anco loro aivon quelo solo!-21 -O che vu’ fère, murmio,-22 disse ’l poro Gino, -i citti de oggi cièno i grilli pel chèpo,23 un zon’ mèi contenti, un z’è più come piglialli,24 volgon fère el zu’ commedo,25 volgon fère de testa sua e doppo, l’è visto che succede, vèno a finì mmèle!-26

_____________________________________________________

note:
1     poro Gino. Povero Gino, nel senso che è morto.
2     tutti dua aivon la tossa. Entrambi avevano la tosse.
3     fè ssegnè qqualcosa. Farsi prescrivere una medicina.
4    gni parìa d’aecce el foco. Sembrava loro di avere il fuoco.
5    c’era dimolti crischèni. C’erano molte persone.
6    l’infuenza dilaghèva. L’influenza dilagava.
7    agumincionno a parlè. Cominciarono a parlare.
8    unguanno el grèno. Quest’anno il grano.  
9    si gn’era vinuto qualche arlevo. Se gli era nato qualche vitello.
10   come stèveno i sua. Come stavano i loro familiari.
11   unzomba. Insomma.  
12   se fèn sempre quande ce s’artrova. Si fanno sempre quando ci si ritrova.
13   vinivo quie, chi ho trovo? Venivo qui chi ho trovato?
14   lo conoschi anco tue. Lo conosci anche tu.
15    te n’accordi che faciva ’l contadino dal zo Ccarlo. Ti ricordi che faceva      il contadino dal signor Carlo.
16   u ggni stèva più bene? Non gli andava più bene.
17   por’omo s’è ardotto propio mèle. Pover’uomo, si e ridotto proprio male.
18   el zu’ citto gn’è vito via de chèsa. Suo figlio se n’è andato di casa.
19    l’èn visto a Firenze e che fa el diggei. Lo hanno visto a Firenze e che fa il disck jockey. Nel dopoguerra la lingua inglese era ancora poco nota e del tutto sconosciuta al mondo contadino. La parola ignota, straniera e alti- sonante induce i due a pensare subito al peggio, che il figlio di Mariolino abbia preso una brutta strada, che faccia qualcoda di veramente immorale.
20   com’è ita? Come è potuto accadere?
21   com’è disperèta la su’ mèma. Come è disperata sua madre.
22   o che vu’ fère, murmio. Che vuoi farci, amore mio.
23   i citti…cieno i grilli pel chèpo. I ragazzi…hanno i grilli in capo.
24   un z’è più come piglialli. Non sai più come prenderli.
25   volgon fère ’l zu’ commedo. Vogliono fare il loro comodo.
26   vèno a finì  mèle. Vanno a finire male.
________________________________________________________________


Nessun commento:

Posta un commento