Alla mia amatissima Bubu, del giardino il più bel fiore, perché si ricordi sempre dei suoi nonni.

giovedì 21 gennaio 2016

El prete tirchio



EL PRETE TIRCHIO

Al Gosto gn’era mort’ el bèbo1
e bisognèva portall’ al campo santo
eppù dign’ anco ’na messa,2
ch’era da tanto che ’n ze confessèva
e de pechèti n’aiva3 fatti tanti
che per contalli ce sarebbon vulzuti4 tutt’ i santi.
Alora andoe dal prete e gni disse:
-So ccurèto,5 avrebbi bisogno d’una facindina,
è morto ’l mi bèbo, povarino,
ce sarebbe da suterrèllo6 el mi’ Giustino
eppù de fagni anco7 un po’ de bene,
che ne la vita h’ auto tante pene. -
-Ie,- gni diss’ el curèto, -se pol fère,8
però ce son tre scudi da paghère!-
- Tre scudi, e chi ce l’hae?
Ne le mi tasche un c’è manc’un duino.-9
-Alora- diss’el prete, -proprio un posso,
gni mandarò la mi’ binidizione,
però gnente messa e terra adosso!-
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note:
1    gn’era mort’el bèbo. Gli era morto il padre.
2    eppu dign’anco ’na messa. E poi dirgli anche una messa.
3    de’ pechèti n’aiva. Di peccati ne aveva.
4    ce sarebbon vulzuti. Ci sarebbero voluti.
5     so ccurèto. Signor curato.
6    da suterrallo. Da seppellirlo.
7    eppù de fagni anco. E poi fargli anche.
8      se pol fère. Si può fare.
9    manc’un duino. Nemmeno un soldo.

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