Alla mia amatissima Bubu, del giardino il più bel fiore, perché si ricordi sempre dei suoi nonni.

giovedì 21 gennaio 2016

El re Travicello



EL RE TRAVICELLO

 

‛In un tempo molto lontèno, su la terra c’ereno solo l’annemèli ché l’omo ancora  unn’era stèto creèto1 e ogni annemèle aiva el zu’ regno.2 C’era el regno dei lioni, de le scimmie, dei liofanti3 e c’era anco quelo de le ranocchie.4 Le ranocchie stèveno ’n’un grènde pantèno ’ndù ciaiveno ogni ben de Ddio, ch’un pativeno certo la fème,5 ma ereno propio casiniste, che ’gnuna faciva el zu’ commedo, da le quattro a le tre se piticchièveno,6 se faciveno i dispetti, unzomba7 c’era ’na grande cunfusione. Un giorno che unne putivon piue de vire avanti cusìe,8 decidetteno de fère9 una riunione per trovère una soluzione. Discuti, discuti, unn’arivonno a chèpo de gnente10 e alora decidetteno11 de chiedere aiuto a Giove. Cusiè mandonno11 un imbascatore che spieghèsse a Giove la situazione e che gni trovasse la soluzione. Giove lo rassicuròe e gni disse che gn’avarebbe mando un re ch’arebbe misso a pposto ’gni  cosa. Doppo qualche  giorno se  sintì ne l’èria  un zibilo12 e doppo ce fu un tonfo tremendo nel pantèno. Le ranocchie ebbeno cusì tanta paura, che s’anniscosero chi de quae chie de lae13 e per qualche giorno stetteno anniscoste14 sott’acqua. Pièno, pièno, quatte, quatte, agumincionno artonnère ’n zue15 e te viddeno in mezzo al pantèno un tronco gigantesco d’un arbro.16 Qualcuna più coraggiosa aguminciòe avvicinasse per vedé17 qquel che faciva, qualcun’antra gni montò sopra e a la fine tutte viddeno che era un re che un diciva gnente.18 Cusìe argumincionno a fè19 ccome prima che un ce se capiva più gnente. Alora decidetteno de mandère un antro imbasciatore da Giove pe llamentasse e digni che vuliveno20 un re vero. Giove s’arabbiòe che se fusseno lamentète del re che gn’aiva mando21 e pe ggastighèlle gni mandoe un zerpolone22 che aguminciòe a mangialle una per volta. -Alora è capito,-  disse ’l mi’ nonno -che ce vole inzegnère ’sta sturillina?23 Ce vole ’nzegnère che un bisogna volé ttroppo da la vita, che ’gna contentèsse de quelo che ce sae, si se vol campère, ché chi lascia la via vecchia pe’ la nova, sa quel che perde, ma un za mèi24 quel che trova!-’

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note:
1    L’omo ancora unn’era stèto creèto. L’uomo non era ancora stato creato.
2   ogni annemèle aiva el zu’ regno. Ogni famiglia di animali aveva il proprio regno.
3    dei liofanti. Degli elefanti.
4    c’era anco quelo de le ranocchie. C’era anche quello delle rane.
5    un pativeno certo la fème. Non pativano certamente la fame.
6    da le quattro a le tre se piticchièveno. Litigavano ogni momento.
7    unzomba. Insomma.
8   un ne putivon piùe de vire a vanti cusìe. Non ne potevano più di andare  avanti così.
9    decidettono de fère. Decisero di fare.
10   unn’arivonno a chèpo de gnente. Non trovarono la soluzione.
11   cusìe mandonno. Così mandarono.
12   se sintì ne l’èria un zibilo. Si sentì nell’aria un sibilo.
13  s’anniscosero chi de quae chi de lae. Si nascosero chi in un posto chi in un altro.
14   stetteno anniscoste. Stettero nascoste.
15   agumincionno artonnère ’n zue. Tornarono in superficie.
16   d’un arbro. Di un albero. 
17   aguminciò avicinasse pe vvedé. Cominciò ad avvicinarsi per vedere.
18   un re che un  diciva gnente. Un re insignificante.
19    cusìe argumincionno a fè. Così ritornarono a fare.
20    lamentasse e digni che vuliveno. Lamentarsi e dirgli che volevano.
21    che gn’aiva mando. Che aveva mandato loro.
22  pe ggastighèlle gni mandòe un zerpolone. Per castigarle mandò loro un  grosso serpente.
23   ce vole inzegnère ’sta sturillina. Ci vuole insegnare questa storiellina.
24   un ze sa mèi. Non si sa mai.
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