Alla mia amatissima Bubu, del giardino il più bel fiore, perché si ricordi sempre dei suoi nonni.

lunedì 18 gennaio 2016

La battitura


LA BATTITURA¹



Era un gran festa. Coi carri se giva sui campi ’ndú s’ereno fatti i crocetti² e co’ le forche³ se carchèveno le manne4 pe pportalle su l’èa5 ’ndù se faciva la mucchia.6 S’abarchèveno tutte pirbinino e gni si faciva anco el colmaccio,7 perché s’in chèso piuviva,8 almeno ereno coperte, eppù s’aspettèva c’arivasse el trattore che portèva prima la tribbia9 eppù la schèla, perché c’era le saglite10e tutte inziemi un l’arguviva.11 La sera se piazzèva,12 eppù la matina al cumbrugliume13 s’agumincèva a battere.14 I tratturisti se levèveno15 anco prima. I trattori d’alora ereno a testa calda, sicchè  bisognèva fagni el foco per riscaldè la testata sinnò unn’andaveno ’n moto. Quande tutto era pronto sonèveno la sirèna e vuliva dire che s’agumincièva16 a battere. C’era sempre un futtìo de gente17 perché noi ce s’aiva certe mucchie che faciveno paura. Un z’era fatto tempo a guminicière ch’arivèveno le donne che portèveno el vinzanto e i cantuccini18 per fè cculizzione. Su le mucchie salì- veno tre o quattro crischièni19 o anco de piue si sirviva, perché co’ le forche duviveno buttè lle manne su la tribbia ndù c’era l’imboccatore che taglièva la legatura e le buttèva sciampannète20 drento la bocca. Ghietro la tribbia c’ereno le bocchette dendù scappèva el grèno e ’ndù se leghèveno le balle21 che una volta pienète22 viniveno imburicchète23 e porte nel maganzino. Da la tribbia scappèva24 da una parte bassa la lolla25 e da la bocca alta la paglia che cadiva su la schèla che la portèva sul paglieo. La lolla duviva èsse cavèta de continuo e ce mittiveno sempre noi ragazzi, perch’era un lavoraccio e de’ grandi un lo vuliva fè nnissuni. El paglieo lo faciveno solo queli brèvi, perché bisognèva abarchè lla paglia pirbinino26 ’ntorno al barcile27 e dagni anco el verzo. M’accordo che guèsi sempre se battiva fino al cumbrugliume. A metà matina artonnèveno le donne ch’arportèveno el vinzanto co’ cantuccini e le mizzine28 co’ l’acqua fresca, eppù quande sonèva la mezza29 se smittiva perché era l’ora de disena.30 Le donne aiveno degià asetto le tèvele31 co’ le banche32 per mettese a sidere, el pène appena sfornèto e ’l vino drento a fiaschi. L’ómini se daveno ’na lavèta al pozzo ’ndù le donne aiveno atento33 l’acqua e l’aivon missa drento a le mastelle,34 eppù tutti se mittiveno a tèvela. Da l’omprimo35 arivèveno i maccaroni fatti ’n chèsa36 col sugo de nèna,37 e doppo, per sicondo, era tradizione che ce fusse l’ocio38 co’ la nèna, eppù polli, cuniglieli, tutta robba cotta al forno, eppù afettèti come el prisciutto, el salème, el rigatino, la soprassèta,  robba che se faciva da noaltri. Per contorno c’era l’inzalèta, i pumidori, le patète al forno, i cidroni.39 Per mangère ce vuliveno un pèr d’ore,40 doppo el tratturista arzonèva la sirena e tutti argumincèveno a lavorère. De solito ce vuliva fino al cumbrugliume e si ’n ze funiva, s’andèva al giorno doppo. La sera s’ardisinèva paro paro41 com’el giorno, ma unn’era mica funita, che c’era el Minchino col zù orgheno42 che ce faciva ballère. Sonèva sempre l’istesse malintese,43 ma la gente se divirtiva uguèle.44 El giorno doppo el mi’ nonno e Medèo, ch’era el nostro contadino, pesèveno el grèno e se lo dividiveno. La lolla se tiniva nel lollaiolo e s’adoprèva inziemi a la paglia per fère el letto a l’annemèli.45 Per quei tempi la battitura era anco un momento per stère inziemi, per fère qualche amicizia nova, eppù i giovanotti putiveno conoscere le citte46 perché le nostre donne da sole unn’arguviveno e viniveno a dagni na mèno le figliole de contadini del posto e da cosa putiva nasce ccosa.

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note:

¹  La battitura. Trebbiatura.
²  crocetti. Mucchi di covoni sovrapposti a forma di croce.
³  forche. Forconi di legno a due soli rebbi.
4  manne. Covoni.
5  èa. Aia.
6  mucchia. Catasta di covoni.
7  colmaccio. Tetto.
8  s’in chèso piuviva. Se per caso avesse piovuto.
9   tribbia. Trebbia.
10  saglite. Salite.
11 un l’arguviva. Non riusciva a trainarle.
12 cumbrugliume. Imbrunire.
13 se piazzèva. Si sistemavano le macchine.
14 a battere. A trebbiare.
15 se levèveno. Si alzavano dal letto.
16  s’agumincèva. Si incominciava.
17 un futtìo de gente. Una grande quantità di persone.
18 cantuccini. Tipici dolci toscani di solida consistenza.
19 crischièni. Persone.
20 sciampannète. Smazzate, allargate.
21 le balle. I sacchi di iuta.
22 pienète. Riempite.
23 imburicchète. Caricate sulle spalle.
24 scappèva. Usciva.
25 la lolla. La pula.
26 abarchè lla paglia pirbinino. Disporre la paglia nel modo dovuto.
27 barcile. Antenna a cui si appoggia la paglia.
28 mizzine. Brocche di rame usate per conservare acqua.
29 sonèva la mezza. Suonava mezzogiorno.
30 l’ora de disena. L’ora di pranzo.
31 asetto le tavele. Apparecchiato le tavole.
32 banche. Panche di legno.
33 aiveno atento. Avevano attinto.
34 mastelle. Grandi recipienti di legno.
35 da l’omprimo. Da principio.
36 maccaroni fatti ’n chèsa. Maccheroni fatti in casa.
37 nèna. Anatra.
38 ocio. Maschio dell’anatra.
39 i cidroni. I cetrioli.
40 un pèr d’ore. Un paio di ore.
41 paro paro. In modo uguale.
42 orgheno. Fisarmonica.
43 malintese. Canzoni mal eseguite.
44 uguèle. Ugualmente.
45 annemèli. Animali.
46 citte. Ragazze.
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