Alla mia amatissima Bubu, del giardino il più bel fiore, perché si ricordi sempre dei suoi nonni.

lunedì 18 gennaio 2016

La pesca


LA PESCA

 

Tra me e ’l mi’ fratello ditto el Bubi ce corre sett’ anni. Quande lu’ era un bordellotto1 io ero ancora un cittino2. Lu’ ambiva gire a peschère e pièno pièno3 me l’ataccoe anco a me questa passione. Alora se giva spesso ’n Chièna,4 al Risecco, a la chiusa De Capan- noni, a Pretantico,5 al Pascione o a l’Èrno.6 Doppo s’agumincioe anco a vire al Cerfone e al Tevere. El nostro posto prifirito era Lerchi7 perché unn’era tanto lontèno, eppù c’era dimolto pescio.8 Alora un c’ereno ancora le canne de oggi, de fibra o de carbogno, ereno fatte proprio de canna, sapé de quele9 che crescheno lungo i fossi. M’accordo che noi ce s’aiva le Campatelli  e l’Arduino, per- ché quele lie aiveno el cimino doppio e ereno dimolto più flissibe- li, era più difficile che se stroppèsse10 el filo quand’ aivi agangio un pescio.11 Alora se peschèva con puchinino, bastèva qualche lumbrico che se piglièva ne’ la cunciumèa12 o un’etto de bachini che se comprèva dal Bibi.13 I lami, le lenze e i sugheri14 se chini- veno15 n’una scatulina, mica come ora che cièno certe casette16 che te fèn paura. Se chiappèva sempre dimolti pesci anco si un z’era tanto brèvi, perché alora i fiumi ereno puliti e del pescio ce n’era tanto. La domenneca17 spesso se passèva tutto ’l giorno a Lerchi, ’ndù c’era l’imboccatura del Cerfone,18 ma bisognèva ari- vè ppresto, almeno al cumbrugliume,19 sinnoe un  te tocchèva el posto per peschère. Se portèva el mangière pe’ ffè cculizzione e pe’ lla disena,20 eppù doppo avè ddisinèto se faciva ’na ghiattitina per arposasse un puchinino,21 che doppo s’arpeschèva anco fino al cumbrugliume. El pescio alora un’z’arbuttèva come mò,22 se portèva a chèsa e se mangèva.23 Le canne d’alora aivon du’ difetti, ereno pesotte eppù, doppo diverze volte che ciaivi peschèto, se pieghèveno, cusìe bigognèva portalle dal Bibi che l’ardirizzèva. M’accordo che ciaiva un furnillino co la bombela del gasse,24 ne riscaldèva una pezzo per volta perché s’ammurbidisseno eppù l’addirizzèva, cusiè artonnaveno come nove. Quande se peschèva tutto ’l giorno s’artonnèva la sera che s’era stracchi morti,25 se disinèva  a la svelta eppù si giva a fè nna bella ghiattita, peroè ce s’era divirtiti tanto.

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note:

1  bordellotto. Giovanotto.
2  un cittino. Un ragazzino.
3 ambiva gire - pièno pièno. A lui piaceva andare - piano piano.
4  Chièna. Canale maestro della Chiana.
 Pretantico. Pratantico. Erano tutti posti a quel tempo molto frequentati per  pescare.
6  Èrno. Fiume Arno.
7  Lerchi. Piccolo paese distante qualche chilometro da Città di Castello.
8  dimolto pescio. Molti pesci.
9  sapè de quele. Sapete di quelle.
10 se stroppasse. Si rompesse.
11 aivi agangio un pescio. Avevi agganciato un pesce.
12 cunciumèa. Concimaia.
13 Bibi. Il più conosciuto negozio di caccia - pesca di Arezzo che a quel tempo  si trovava in via Matteotti. Io e mio fratello     siamo sicuramente stati i suoi primi clienti, infatti prima di aprire il negozio il signor Daveri, questo è il suo vero cognome, lavorava al Fabbricone. Oggi è gestito dal figlio Fabio.
14 i lami, le lenze e i sugheri. Gli ami, le lenze e i galleggianti.
15  se chiniveno. Si tenevano.
16 cièno certe casette. Hanno certe cassette.
17 la domenneca. La domenica.
18 l’imboccatura del Cerfone. Dove il torrente Cerfone si getta sul Tevere.
19 cumbrugliume. Imbrunire.
20 culizzione e disena. Colazione e pranzo.
21 ’na ghiattitina per arposèsse. Una dormitina per riposarsi.
22 arbuttèva come mò. Rimetteva in acqua come si fa adesso.
23 a chèsa e se mangèva. A casa e si mangiava.
24 gasse. Gas.
25 stracchi morti. Stanchi morti.

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